Mappa Sismica, dal 2003 l’Emilia è indicata zona a rischio magnitudo massima 6.2

Il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha dichiarato che l’evento sismico degli ultimi 10 giorni rivela la necessità di “un piano nazionale per la sicurezza del territorio che duri il tempo che serve, almeno 15 anni, e che sia sostenuto da investimenti privati agevolati e da finanziamenti pubblici“,  sottolineando che  si tratta di “una priorità e una grande infrastruttura per la crescita del nostro Paese”.

La messa in sicurezza del territorio deve partire necessariamente dalla sua conoscenza. Per questo primo passo ci sono le leggi e ci sono gli strumenti, primo fra tutti la mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale preparata dall’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in vigore dal 2003.

Nell’ormai lontano 2003 nella quarta zona della Mappa compariva l’area emiliana con una probabilità sismica  indicata intorno ad una magnitudo massima di 6.2 della scala Richter.

Nessuna profezia, nessuna veggenza, solo scienza.

Nessuno può sapere dove e quando si scatenerà un terremoto, ma tutti possiamo sapere con certezza quali sono le zone a rischio.

La consultazione della Mappa è semplice e immediata.

Mappa Nazionale di Pericolosità Sismica, storia e prospettive.

L’Aquila e L’Emilia rientrano notoriamente in queste zone. La mappa di pericolosità sismica dell’INGV l’ha messo nero su bianco un decennio fa. Il ritardo nel percorso della messa in sicurezza di tutti gli edifici nei territori a rischio ha del clamoroso, soprattutto alla luce della stima dei tempi necessari  fatta dal ministro Clini.

Non si può perdere altro tempo prezioso e i 15 anni necessari dichiarati dal ministro devono essere considerati come una stima approssimata per eccesso.

One comment

  1. Il governo metterà a disposizione per la ricostruzione 500 milioni di euro, 80 dei quali verranno dalla riduzione del finanziamento ai partiti.

    A me sembra decisamente poco.

    Sembrano pochi 500 milioni di euro e sembrano addirittura miseri gli 80 milioni provenienti dalla riduzione del finanziamento ai partiti.

    Se non sbaglio i partiti prendono 5 euro a voto come “rimborso spese elettorali”. A questo punto invece che pagare banalissime tasse sulle disgrazie, io preferisco e pretendo di devolvere i 5 euro derivanti dal mio voto interamente alla ricostruzione delle zone terremotate e alla messa in sicurezza del territorio nazionale!

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