L’Aquila non ha bisogno di rinascere, è già viva. L’Aquila ha bisogno di essere ricostruita.

Da quella notte del 6 aprile 2009 sono passati più di tre anni e “L’Aquila è ANCORA la città delle macerie, della zona rossa, delle new town”. Di tanto in tanto qualche “evento” accende i riflettori su quello che rimane del centro storico per dare l’idea della “RINASCITA”. Bella parola che inizia a puzzare di stantio. L’Aquila non ha bisogno di rinascere, è già VIVA. L’Aquila ha bisogno di essere RICOSTRUITA, e ricostruire non vuol dire solo “costruire il nuovo”, ma riportare all’antico splendore quello che è stato distrutto. Gli aquilani vogliono tornare a passeggiare sotto il loro portico. L’unico concerto che desiderano davvero sentire è quello del chiacchiericcio dello struscio, del tintinnio di bicchieri e cucchiaini che suonano i bar odorosi di caffè al mattino, della pioggia battente riparati dal loro portico. Ricostruire il centro storico dell’Aquila vuol dire ricostruire le emozioni della quotidianità della città, privandola delle quali la si condanna alla rinuncia della propria identità. Gli Aquilani che vivono nelle new town sono “Aquilani che vivono nelle new town“. Hanno bisogno di tornare a vivere la propria città per essere Aquilani e basta. Lo dice chiaramente nel suo articolo pubblicato su L’Hiffington Post la scrittice Samanta Di Persio: “L’Aquila non rinasce con un auditorium”.

 

L’Aquila è ancora la città delle macerie, della zona rossa, delle new town. Ogni volta che c’è la possibilità di riportare un po’ di vita nel centro storico dovrebbe essere una festa per tutti. Il 7 ottobre c’è stata l’inaugurazione dell’auditorium regalato dalla provincia autonoma di Trento e realizzato da Renzo Piano. L’opera è impeccabile, ma dove è stata realizzata? Davanti ad un monumento: il Castello cinquecentesco. La contrapposizione fra nuovo e vecchio è forte, da una parte una struttura funzionante, dall’altra un pezzo di storia abbandonato e in completo degrado, anzi per l’evento i selci divelti sono stati sostituiti dal catrame.

A suo tempo l’amministrazione comunale era stata contestata per la decisione del luogo e per la necessità dell’opera, forse è per questo che per l’inaugurazione ha deciso: duecento posti riservati per le autorità, mentre i cittadini comuni dovevano accontentarsi di un maxi schermo o di vedere il passaggio dei big da dietro le transenne. L’evento è stato organizzato con il massimo riserbo: grande dispendio delle forze di polizia e volontari della Protezione civile, presenza al concerto solo della stampa del Quirinale. Per chi si aspettava il passaggio pedonale del Presidente della Repubblica, si è visto passare davanti ben sei auto blu (alla faccia della spending review).

Roberto Benigni e Nicoletta Braschi hanno attraversato il percorso transennato rivolgendo saluti agli aquilani, i politici abruzzesi: la Sen. Pelino, l’On. Marini, sono passati in silenzio con il naso all’insù. Piccole contestazioni da parte del MoVimento 5 stelle sui privilegi della casta e dagli artisti perché la Regione Abruzzo ha tagliato i fondi alla cultura. In realtà l’amministrazione comunale ha proprio estromesso i cittadini dalla cultura, alcuni consiglieri comunali hanno rifiutato il biglietto in favore di cittadini che amano la musica.

È vero che gli intellettuali sostengono che la Cultura sia per pochi, ma quando si tratta di far tornare a vivere un pezzetto di città, ancora dilaniata dal terremoto, tutti dovrebbero avere la possibilità di partecipare. Dal maxi schermo era possibile ascoltare una melodia sublime eseguita dall’Orchestra Mozart diretta dal maestro Claudio Abbado. Molti cittadini erano incantati ad ascoltare quelle note, mentre chi era presente potrebbe esser stato distratto da altro: ad esempio Gianni Letta potrebbe essere stato impegnato a rispondere ad un messaggio di Berlusconi che gli chiedeva di nuovo fiducia incondizionata, la signora Pelino potrebbe essere stata impegnata a trovare lo specchietto per incipriarsi il naso e Giorgio Napolitano potrebbe essere stato distratto da un monito di Sallusti: “Ricordati di me”.

Gli aquilani non hanno bisogno di eventi con personaggi famosi, vorrebbero solo tornare alla normalità: vivere nelle loro case e la ricostruzione del centro storico.

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