E’ appena cessato l’allarme per l’apocalisse prevista in occasione dell’allineamento Sole Venere Terra e il fronte catastrofista sposta le sue attenzioni verso Marsili, il vulcano sottomarino del Tirreno.
Marsili è una seamount alta 3000 metri e estesa per 2100 km quadrati che giace al largo dello Stromboli.
Da tempo, soprattutto in rete, imperversa un allarmismo diffuso sulle minacce di questo vulcano. Secondo molti esperti, e sedicenti esperti, Marsili attivandosi potrebbe generare un potente maremoto che devasterebbe le coste tirreniche.
httpv://www.youtube.com/watch?v=b_taZaTDOtU&feature=relmfu
Il video, postato su youtube il 25 aprile 2010, riporta un servizio del TG1 (“autorevole” tg nazionale) di Marco Bariletti dove vengono mostrati Studiosi del CNR che, a bordo della nave Uraina, sono intenti a piazzare sofisticati sismografi necessari a “fare una radiografia per vedere quello che c’è nel fondo del Tirreno”. Sono parole di Nevio Zitellini, docente esterno della facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali all’università di Bologna, che continua: “Marsili è il più grande vulcano d’Europa. Non lo consciamo a sufficienza. Noi abbiamo, adesso, delle mappe dettagliate di come è fatto, sappiamo esattamente dove sono i sentieri eruttivi, sappiamo dove è il “campionato”, sono stati fatti dei campionamenti, però non sappiamo bene la sua attività. Quindi sarebbe bene studiarlo, visto che è proprio in mezzo al nostro territorio, sapere cosa sta facendo e cercare di capire se può essere o meno pericoloso”
Parole chiare che il giornalista sembra interpretare con una certa enfasi e una nota di allarmismo. “Quello che c’è in fondo al Tirreno può far paura” commenta nel servizio Marco Bariletti, che continua: “Se l’eruzione del vulcano irlandese è riuscito a bloccare l’Europa per giorni e giorni, si cerca di prevedere quali possano essere i rischi del Marsili, le possibilità di un suo risveglio, l’eventualità di uno tzunami provocato da un collasso delle sue pareti rocciose”
Probabilmente i toni del giornalista sono giustificati dal fatto che il servizio andò in onda all’indomani dell’ eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll . Il 15 aprile 2010 il vulcano con le ceneri espulse durante l’ eruzione diede luogo ad uno spettacolo apocalittico che si protasse per giorni mandando in tilt il traffico aereo europeo. E’ lecito immaginare, inoltre, che avesse ancora nella memoria il ricordo del 30 dicembre 2002 quando lo Stromboli, nel pieno dell’attività iniziata il 20 ottobre di quell’anno, perse un costone che scivolando in mare provocò un piccolo tsunami che investì le coste provocando danni e qualche ferito.
Il servizio, al di là dei toni la cui interpretazione resta soggettiva, riporta i fatti nel migliore dei modi, ossia riportando tanto di firma dell’autore e basandosi su fonti autorevole puntualmente citate.
Circolano in rete, e non solo, molti altri video e informazioni sull’argomento (qui in seguito ne sono riportati due a titolo di esempio) derivati da fonti tutt’altro che autorevoli o addirittura inesistenti. Tutto materiale che va ad impinguare la folta schiera di previsioni e congetture che, spessissimo, sfociano in allarmi ingiustificati (ne sa qualcosa chi ha seguito le vicende legate all’allineamento Sole Venere Marte).
httpv://www.youtube.com/watch?v=CtjZhmL8Ucg&feature=related
httpv://www.youtube.com/watch?v=HMnI0VQPQeM
L‘allarmismo sul vulcano Marsili si è intensificato notevolmente nell’ultimo periodo, soprattutto a causa di quanto è accaduto e, purtroppo, sta ancora accadendo nell’area padana.
Al riguardo dalla nostra lunga premessa emerge un dato che non sembra azzardato definire oggettivo e lo riassume nel miglior modo Giuseppe d’Anna, sismologo dell’Osservatorio nazionale di geofisica di Gibilmanna (Palermo), in un articolo apparso su repubblica.it.
“Teoricamente tutti i seamount potrebbero generare problemi di origine geologica, ma non solo quelli. Basta ricordare cosa è successo a Stromboli nel 2002 per il cedimento della porzione sommersa della Sciara del Fuoco. La previsione di un terremoto implica il comunicare con esattezza località, data, ora e magnitudo della scossa attesa, cosa che per il momento non è possibile fare. Il monitoraggio dei fenomeni sismici ci ha permesso di redigere mappe di massima intensità attesa, informazioni indispensabili ai progettisti per risanare vecchi edifici e progettarne di nuovi“.
Il discorso si riassume in un concetto semplice e in uno slogan.
Il concetto: la scienza, pur essendo ancora lontana dalla previsione esatta dei tempi e dei luoghi in cui un terremoto si scatenerà, possiede allo stato attuale tutti i mezzi per limitarne notevolmente i danni.
Lo slogan: PREVENIRE, NON PREVEDERE.
Attenersi scrupolosamente alle regole basilari di costruzione antisismica, mettere in sicurezza le vecchie costruzioni e le nuove che non rispondono ai requisiti antisismici, utilizzare materiali e tecniche all’avanguardia e innovative per rendere le costruzioni compatibili con il territorio italiano altamente sismico. Sono solo alcune delle cose da fare per rendere i terremoti e, in generale, i dissesti idrogeologici meno apocalittici nel nostro “belpaese”.
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