Longevità, effetti apocalittici sull’economia

L’allungamento della vita mette a rischio il bilancio degli stati.  Il Fondo Monetario internazionale avverte: “se l’aspettativa di vita media crescesse di tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%“, e l’avvertimento assume toni apocalittici quando afferma che “nessun investimento può essere considerato veramente sicuro” dato che sono a rischio anche i titoli di stato americani e i bund tedeschi, da sempre considerati come beni rifugio“.

 

Secondo le statistiche, dal momento che a livello globale è diminuita la quantità di debito sovrano considerato privo di rischio, “entro il 2013 la disponibilità di asset sicuri potrebbe calare di 9mila miliardi di dollari, circa il 16% del totale previsto”. Il punto, secondo l’istituto di Washington, è che il concetto di sicurezza assoluta, implicito nei rating ai massimi possibili delle agenzie di valutazione, “ha creato prima della crisi un falso senso di sicurezza”. A preoccupare è la sostenibilità dei debiti da parte degli Stati. Per di più ora le persone vivono più a lungo e questo, sebbene sia “molto desiderabile e abbia aumentato il benessere individuale”, tuttavia ha fatto aumentare i costi collegati a una maggiore aspettativa di vita che i governi devono sostenere in termini di piani pensionistici e assistenza sanitaria. Le implicazioni finanziarie di una vita più lunga “sono molto ampie” e il rischio è notevole, soprattutto in termini di sostenibilità fiscale (potrebbe fare aumentare il rapporto debito/pil) e solvibilità di istituti finanziari e fondi pensione. I rischi collegati alla longevità, se non affrontati in modo tempestivo, “potrebbero avere un ampio effetto negativo su settori pubblici e privati già indeboliti, rendendoli più vulnerabili ad altri shock e potenzialmente minando la stabilità finanziaria” e potrebbero minare nei prossimi anni e decenni la sostenibilità fiscale, “complicando gli sforzi fatti in risposta alle attuali difficoltà fiscali”. Per bilanciare tali effetti “serve una combinazione di aumento dell’età pensionabile di pari passo con l’aumento dell’aspettativa di vita, più alti contributi pensionistici e una riduzione dei benefit da pagare”.

I governi, dal canto loro, devono riconoscere l’esposizione ai rischi collegati all’allungarsi della vita delle persone e mettere a punto per tempo strategie per “condividere i rischi con il settore privato e gli individui”. Secondo l’istituto di Washington, nei prossimi decenni, le persone che invecchiano “consumeranno una quota crescente di risorse, pesando in questo modo sui conti pubblici e privati”. Anche se chi paga le pensioni si è preparato a questa evenienza, “le stime sono state fatte su previsioni che hanno in passato sottovalutato quanto le persone avrebbero vissuto”. Per il Fmi pochi governi hanno adeguatamente riconosciuto il rischio collegato a persone più longeve. Stando alle stime delle Nazioni Unite, già con un ricambio del 60%, le spese aggregate raddoppierebbero, passando dal 5,3 all’11,1% del Pil delle economie avanzate e dal 2,3 al 5,9% del Pil di quelle emergenti, ma se l’aspettativa di vita media crescesse di tre anni più di quanto atteso ora entro il 2050, i costi potrebbero aumentare di un ulteriore 50%.

L’economia americana cresce a ritmo tra modesto e moderato. Lo afferma la Fed nel Beige Book, sottolineando che il mercato immobiliare residenziale mostra alcuni miglioramenti e la qualità del credito è aumentata in alcuni distretti, ma anche che il settore manufatturiero ha continuato a espandersi nella maggior parte dei distretti. Il rapporto della Federal Reserve evidenzia inoltre che il clima più caldo della norma ha favorito le vendite e il prezzo del petrolio rappresenta una preoccupazione.

 

(fonte Repubblica.it)

 

 

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.